Penso di essere una delle poche persone che hanno apprezzato il finale della serie Kızıl Goncalar.
Certo, ci sono cose che non mi sono piaciute, altre che potevano essere realizzate decisamente meglio e alcune occasioni mancate. Ma, se guardo al quadro generale, il finale è stato bello, conclusivo e positivo.
Se ci pensiamo, il tema principale della serie era la figura della donna nelle comunità religiose, in particolare il diritto allo studio e al lavoro. Alla fine della serie, Zeynep – e con lei tutte le donne – può studiare, lavorare e gestire autonomamente i propri soldi.
Già da alcuni episodi sapevamo che le ragazze avrebbero studiato e che molte donne avrebbero lavorato nella casa di cura di Meryem, potendo liberamente usare il denaro guadagnato per sé stesse o per l’istruzione delle figlie.
La vera delusione mi è arrivata dalla trama del portatile. Ammetto di aver immaginato una storia in cui si cercava di sfruttare le comunità religiose per ottenere potere politico ed economico.
Come ha spiegato Vahid, il matrimonio tra i “prescelti” gli avrebbe dato un potere immenso tra i membri della comunità, potere che le persone dietro al portatile avrebbero usato per i propri scopi. Alla fine, invece, tutto si è trasformato in una vendetta personale con sfumature quasi fantascientifiche.
Imputo la chiusura anticipata della serie al fallimento di questa trama, con una conseguente conclusione affrettata anche delle altre linee narrative.
Per quanto riguarda i personaggi, quasi tutti hanno avuto un finale degno.
Zeynep è cresciuta: non è più la bambina attaccata alle gonne della madre, ma una giovane donna indipendente e sicura di sé.
L’anima di Cuneyd ha sempre portato pesanti fardelli, primo fra tutti l’enorme vuoto causato dalla misteriosa morte della madre. Ammetto che ci sono alcuni punti oscuri e cambi di rotta, ma alla fine Cuneyd non solo fa pace con il passato, ma decide di intraprendere un percorso per curare definitivamente la sua anima e il suo spirito.
Anche il personaggio di Meryem trova una conclusione significativa. Ha lottato con le unghie e con i denti per impedire che la figlia subisse il suo stesso destino, e ci è riuscita, accettando che Zeynep facesse scelte diverse da quelle che lei avrebbe voluto. Anche Meryem fa pace con il suo passato e scopre l’amore romantico. Sì, lo perde subito, ma non troverei fuori luogo scoprire che, in futuro, anche lei si sia sposata per amore.
Naim, a mio parere, è il portavoce di quei membri della comunità che non erano malvagi, ma bloccati nella consuetudine e incapaci di mettere in dubbio ciò che avevano sempre fatto. Alla fine, accetta i cambiamenti e impara a interrogarsi su regole mai messe in discussione per generazioni.
Se devo pensare a un personaggio che mi ha deluso – non tanto per com'è, quanto per lo sviluppo – è stata Mira. Ho avuto l’impressione che fosse un personaggio “funzionale”, che faceva ciò che conveniva agli autori. Anche lei, in un certo senso, ha avuto una conclusione, ma mi è sembrata frettolosa e poco approfondita. Sì, ha perdonato i genitori adottivi e accettato quelli naturali, ma è parsa l’unica ancora alla ricerca di sé.
Faysa, per esempio, si realizza lavorando nella casa di cura, e finalmente trova l’amore. Non era necessario trovare un fidanzato anche per Mira, ma sarebbe stato bello sapere qualcosa in più sul suo futuro: intraprenderà una carriera medica come i genitori adottivi? Preferirà un percorso artistico? Oppure lavorerà nel sociale, magari per aiutare donne vittime di soprusi?
Avrei voluto vedere Cuneyd e Zeynep scegliere insieme il nuovo acquario? Indubbiamente.
Avrei voluto almeno una scena in cui li vediamo nella loro nuova casa? Ovviamente.
Però ribadisco: il finale di Kızıl Goncalar è stato bello, coerente ed esaustivo.
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